venerdì 4 febbraio 2011

Donne che corrono coi lupi, donne che cenano con Papi

In questi giorni si fa un gran parlare e scrivere e alludere e strillare sull'immagine della donna nella contemporaneità.
Si assiste a uno spettacolo nello spettacolo che lascia a dir poco sgomenti donne e uomini cresciuti pensando alla possibilità di un incontro tra femmine e maschi capace di parlare di bellezza essenziale.
Si invoca addirittura l'amore per indagarne la presenza-assenza in quel di Arcore durante le notti festaiole a base di dosi prestabilite di coca, sesso, squallore, assegni corposi, musiche di Mariano Apicella (per la regia di Lele Mora).
Nella galassia di Facebook compaiono iniziative varie che mirano a far
sentire la voce delle donne poco propense a riconoscersi nel presunto schema binario che continua a ricondurre il mondo femminile verso un unico bivio possibile: donne belle stupide scaltre mantenute puttane / donne racchie intelligenti colte autonome represse.
Non è un caso se il Presidente del Consiglio, nell'imbarazzante tentativo di proteggere la protettrice delle protette minorenni, prepara un discorsetto tutto improntato a far comprendere che lo schema binario per gli utilizzatori finali va ricondotto, infine, a un assioma unico: le donne, pur doppiamente laureate con lode, sono comunque tutte puttane come la dottoressa igienista mentale più famosa della nazione.
Gad Lerner nella sua diretta televisiva (che per amore di verità era davvero al limite dell'inguardabile) finisce infatti col non trattenere l'incazzatura solo quando sente dare delle 'cosiddette signore' alle sue ospiti in studio.
Intanto, Lorenzo Cherubini (Jovanotti), racconta di aver lavorato al suo ultimo CD Ora mettendo al centro Tutto l'amore che ho proprio dopo aver sentito i signori del cosiddetto Popolo delle Libertà parlare di Partito dell'Amore.
Loredana Berté, su un testo di Ivano Fossati, molto tempo fa cantava:
Non sono una signora
una con tutte stelle nella vita
non sono una signora
ma una per cui la guerra
non è mai finita
oh no, oh no…

Non so se da questa triste squallida pagina dello spettacolo nello spettacolo, nella quale siamo immersi tutti (uomini, donne, bambini, gatti, cani, piante), ne usciremo presto.
Uscirne bene, però, è improbabile.
A meno di metterci tutti a cantare in coro, a strofe alterne, Tutto l'amore che ho e Non sono una signora.
Chiudendo, con sostenibile leggerezza dell'essere:
È un volo a planare
per esser ricordati qui
per non saper volare
ma come ricordarlo ora?