martedì 17 settembre 2013

La bicicletta verde


Quando il cinema commuove e trasforma la realtà sociale



Il film La bicicletta verde della regista saudita Haifaa Al Mansour è riuscito a compiere due miracoli.

Non solo è la prima volta nella storia della cinematografia saudita che una pellicola interamente girata nel Regno é stata candidata agli Oscar ma, addirittura, grazie a questo film e in seguito al grande successo di pubblico riscontrato, l'Arabia Saudita ha dovuto prendere coscienza del fatto che consentire alle donne di andare in bicicletta non significa essere imparentati col demonio bensì ampliare la luminosità (più o meno divina) dello sguardo gettato sulle cose del mondo e della vita.

In Arabia Saudita, per la cronaca, non esistono sale cinematografiche pubbliche (il passaparola ha fatto sì che un numero enorme di persone riuscissero a vedere il dvd nei salotti di casa) e fino a poche settimane fa non era consentito alle donne di comprare o di utilizzare una bicicletta.

Il film racconta la storia di Wadjda, ragazzina dotata di rara intelligenza e di una grinta invidiabile, decisa con ostinazione a raccogliere la somma di denaro utile a comprare una bicicletta nonostante la Sharia vieti alle ragazze di guidarla.
Wadjda per raggiungere l'obiettivo è disposta a tutto: appoggiata unicamente dall'affetto incondizionato del suo miglior amico, lotta con tenacia contro l'opposizione dell'amata madre, vince la perplessità del negoziante, si batte contro le ristrettezze della mentalità imperante nel suo paese.
Per puro paradosso è proprio lo studio maniacale del Corano a farla trionfare nel duplice intento di rinforzare l'amore materno (in parte anche quello deficitario del padre), garantendosi il meritatissimo diritto a possedere la bicicletta verde.

E' un film da non perdere, è una storia commovente che sa evidenziare con grazia i punti di forza e di fragilità del mondo femminile ed è perciò riuscito a imprimere un segno indelebile nella coscienza delle persone e della collettività.