mercoledì 8 ottobre 2014

Recensioni particolari. Italia povera, povera Italia.









***  ***  ***
Andersen, n. 298, dicembre 2012

Italia povera, povera Italia

Quel genio di Massimo Bucchi


E’ uscito da poche settimane in libreria un libro particolare dal titolo Italia povera. Fatti, contraddizioni, orrori della nostra storia. Un saggio in immagini (il Saggiatore, 120 immagini, Prefazione di Gianni Mura, Euro 13). L’autore è Massimo Bucchi, vignettista geniale che da anni regala sorrisi spiazzanti, e imprescindibili spunti di riflessione, dalle pagine di Repubblica.
Andersen vuole rendere omaggio a Bucchi, collaboratore storico della rivista, evidenziando l’importanza di un volume distante dal mondo dell’infanzia eppure utile ai cittadini desiderosi di affinare la capacità di analisi della realtà.
In Italia povera la storia italiana scorre attraverso una sequenza di immagini che non consentono di edulcorare la realtà politica, sociale e culturale del nostro paese. Le vignette di Bucchi sono servite una dietro l’altra per comporre un ritratto acuto e arguto della biografia peninsulare. Ne scaturisce una strepitosa carrellata di perle dell’illustrazione, soppesate dal filtro del pensiero: dentro a ogni singolo componimento si intravede il filo rosso della coscienza critica tipica di un grande intellettuale.
Dice bene Gianni Mura nella prefazione “Non è un caso che Repubblica abbia pubblicato e continui a pubblicare Bucchi nella pagina dei commenti. E’ giusto, perché si tratta di editoriali sotto altra veste”. I nomi scelti per le due rubriche più note, La finestra sul cortile e Sottovuoto, evocano già il peso e la portata delle illustrazioni di Massimo Bucchi. Quando non sono stimoli rivolti alle menti dormienti, si tratta di veri e propri missili d’intelligenza che colpiscono al cuore il problema, tagliando fuori le visioni più rassicuranti. L’ironia nel suo lavoro si mescola ai giochi di parole, talvolta espliciti e facili da cogliere al primo sguardo, altre volte permeati di allusioni meno immediate. Quasi sempre le sue vignette riescono a risvegliare la memoria sui fatti storici e sulle incongruenze politiche del “bel paese”, qui provocatoriamente rinominato Il Babel paese (cfr. la terza illustrazione, a pagina 17) nello scenario apocalittico di uno schianto aereo sulla torre di Babele, con chiaro rimando alla tragedia dell’11 settembre. Dicono di lui che sia pessimista, alcuni giornalisti della carta stampata lo dipingono, senza mezzi termini, come un sovversivo. Intendersi sulle definizioni non è mai facile. Se discostarsi dalla banalità dei luoghi comuni, prendendo le distanze dalla retorica e dall’ipocrisia, equivale a sovvertire un ordine convenzionale, allora l’idea che l’arte di Bucchi rientri nella categoria del sovversivo va accolta. Sarebbe tuttavia preferibile ricordare l’alto valore della riflessione morale presente sullo sfondo delle sue illustrazioni piuttosto che colmare ansie definitorie improprie dei linguaggi artistici. Massimo Bucchi non suscita mai indifferenza: chi lo ama lo segue in modo quasi fideistico; chi non riesce a seguirlo lo ritiene snob e impopolare. Del resto, quando non si voglia cadere nella trappola della popolarità ad ogni costo, il rischio di essere tacciati di snobismo va messo in conto fin dal principio. Senza che ciò scalfisca, in alcun modo, la portata geniale della creatività espressiva.

[Recensioni particolari di Valeria Salmon]


martedì 7 ottobre 2014

Diluvio profluvio



Diluvia in città
Diluvia tra le valli della mia vita
Diluvio profluvio
Di lacrime e pioggia
Diluvio d'amore dimezzato
Diluvia sulla città del sole