mercoledì 29 luglio 2015

MinimaRecensione Bob Dylan+FdG LuccaSF 2015



1 luglio 2015 Lucca SF serata di apertura, Bob Dylan e Francesco De Gregori 


E' un primo Luglio torrido a Lucca e in tutta la lucchesia.
Temperature tra 33 e 36° fino a sera inoltrata; luna quasi piena, c'è chi ne vede una, chi invece ripone fiducia in milioni e milioni di stelle e nel cielo misterioso con due lune gemelle.
Il Lucca Summer Festival 2015 ci ha regalato una serata di apertura da "E in principio, musica fu."
Luce o musica, medesimo richiamo all'insegnamento delle origini della vita sulla Terra.
E così a Lucca è di nuovo Bob Dylan, preceduto da Francesco De Gregori, come molti lustri addietro.
Non posso fare confronti, me ne dispiaccio ma io, circa una ventina di anni fa, non ero presente all'omologa serata di esordio del LSF.
Posso però raccontare di ieri, di una sera musicale davvero degna di nota, meritevole di sforzi enormi di adattamento al caldo estremo e al pessimo trattamento riservato agli spettatori con posto in piedi.
De Gregori in grande forma, ha suonato un'ora abbandontante, scegliendo con intelligenza di accontentare tutti (e soprattutto se stesso) affiancando a pezzi recenti, capolavori come Rimmel, La donna cannone, Leva calcistica del '68.
Voce di nuovo bellissima, chiara, forte, profonda leggera, come ai vecchi tempi.
Piacere scanzonato, unito a pezzi da brivido, eseguiti con la sua miglior calibratura poetica.
Il momento di ingresso del cappello di Bob Dylan (per noi incastrati in una sorta di ristretta fornace a cielo aperto, posta al lato sinistro del palco, era quasi impossibile vederlo direttamente, al di là dei maxi-schermi con un livello video pessimo) è stato davvero emozionante.
Certezza materializzata di presenziare a un evento musico più unico che raro, uno dei padri del cantautorato internazionale sceso dal suo Paradiso per farci dono di due ore deliziose di voce, parole, esecuzione tecnicamente impeccabile.
La voce del Bob Dylan 74enne del terzo millennio merita una menzione speciale: per chi come me non è mai andato in visibilio di fronte al timbro asimmetrico, ammantato di nasalità non sempre gradevole, ritrovarla così profonda alla Tom Waits e però ripulita da sbavature, è stato un valore aggiunto inestimabile.
La selezione dei pezzi, col passare del tempo, ha tuttavia cominciato a diffondere semi di delusione velata tra i 10.000 presenti al concerto, già dopo i primi 45 minuti di esibizione.
Niente capolavori del calibro di Like A Rolling Stone, Mr Tambourine Man, Just Like A Woman o Time They're A-Changin'.
Nessun pezzo acustico.
Tanto piano e chitarra e armonica stratosferica e moltissimo spazio alla nuova band di bravi musicisti poco dylaniani, nel senso tradizionale del termine.
L'errore musicale più grave si è presentato in uno dei due bis con versione di puro stravolgimento di Blowin' In The Wind, resa irriconoscibile e sorprendentemente brutta.
La sua proverbiale ritrosia a un rapporto empatico dialogico col pubblico rasenta l'autismo.
Basti dire che De Gregori, in confronto a Bob Dylan, è apparso in veste di artista gioioso, molto affabile e caloroso.
Da sottilineare il tratto buffo della sua andatura e delle sue posture particolari, tipiche di chi appartiene a un cielo popolato da due lune gemelle e milioni di stelle.