lunedì 12 marzo 2012

Caro inconscio, ti scrivo. Scrivere del non riuscire a scrivere


Confusione a profusione.
Devo scrivere, voglio scrivere.
Invece la mente non riesce a concentrarsi per più di tre minuti sulla stessa cosa.
Nell'anima frammentata si affastellano immagini, pensieri, idee, fantasie, ricordi di un passato interamente sospeso, visioni future da reinventare.
Il cuore ha smesso di far sentire il suo battito da oltre un anno.
Sulla fiducia so che continua a onorare in silenzio il lavoro fondamentale a tenermi in vita.
Se solo si degnasse, qua e là, di tornare a offrirmi qualche segnale musicale della sua presenza...
Se soltanto fosse così generoso da regalarmi un battito sonoro, forse saprei come uscire da certi stati di confusione che all'improvviso s'impossessano del mio spazio vitale, impedendomi di scrivere.
Prima del 2011 non ho mai vissuto col cuore in letargo.
Trovarmi a fare i conti con questa inedita condizione mi rende stancamente instabile.
Inciampo di continuo.
Mi riempio di lividi mentre scontro per distrazione contro spigoli materiali.
Mi aggroviglio dentro matasse di ostacoli immaginari.
Il senso della prospettiva è alterato, la bussola funziona a rovescio.
Per fortuna ho a disposizione molte risorse terapeutiche.
Ascolto un bel pezzo musicale e la vita viaggia in bellezza anche a cuore spento.
Leggo, cammino, salgo in moto, vado al mare, pratico yoga, scruto le ardesie di Genova dal terrazzo, litigo con la gatta, qualche volta parlo da sola, certe volte canto a squarciagola gli U2 sovrastando la bella voce di Bono.
Tanto non dò fastidio a nessuno: qui nel cuore della città vecchia, osare lamentarsi è impensabile.
Ché, per dirne una delle più frivole, i miei vicini interisti-genoani sono soliti deliziarmi la domenica mattina con un repertorio neo-melodico da far invidia a Tony Bollore e Mimmo Calore.
Per assurdo sto scoprendo che quando non riesco a scrivere, l'unico rituale denso di potere taumaturgico, è scrivere di non riuscire a scrivere.
Da un lato la faccenda può apparire persino divertente (almeno nei suoi risvolti ironici).
Osservata da un'angolatura meno casuale, in sincerità, mi getta in allarme.
Non voglio ipotizzare che la nevrosi si stia a poco a poco impossessando delle mie facoltà mentali - quindi delle mie energie creative - a tal punto da ricattarle inconsciamente.
Perciò, mentre scrivo del non riuscire a scrivere, invoco l'unione tra consapevolezza e inconsapevolezza del mondo del caos.

Caro inconscio, ti scrivo
Per potente che tu sia, mi ipnotizzi ma non mi terrorizzi
Ti invito a ballare All I Want is You
Seguimi
Tira fuori rabbia e dolcezza
Per favore
Tuffati con me alla ricerca del battito perduto