martedì 22 dicembre 2015

La girandola delle cose perdute



La girandola delle cose perdute
Sorvola le onde
Inzuppata di acqua e sale
S'inabissa nei mari profondi
Trasmuta il fardello nostalgico
In nobili pasti per creature marine

domenica 20 dicembre 2015

venerdì 18 dicembre 2015

MinimaRecensione - Irrational Man


Irrational Man, Woody Allen

Se non ci fosse Woody Allen bisognerebbe inventarlo.
Irrational Man è una sorta di compendio della sua intera opera cinematografica.
Il film ruota intorno alla distruttività amorosa, all'ambiguità razionale, al cinismo, alle voragini interiori, al cortocircuito creato dalla grande intelligenza razionale che coabita con l'analfabetismo emotivo.
Il tutto rappresentato con elegante maestria.
Fotografia splendida, musiche perfette, attori molto bravi.
La prima parte è il trionfo della leggerezza filosofica: la filosofia in senso alto e la filosofia della vita s'intrecciano con le debolezze umane tipiche della borghesia colta, prevedibilmente razionale e banalmente irrazionale.
La seconda parte vede la commedia virare sul noir, nero surrealista ma al contempo iperrealista.
Qualche cambiamento nel ritmo narrativo rende forse disomogenee le due parti del film, tuttavia si tratta di variazioni nel passo di regia mentre la sceneggiatura resta integra.
Piccolo difetto dentro all'ennesimo bel film di cui Woody Allen ci ha fatto dono.
Viva il cinema e viva Woody con i suoi luminosi Ottanta!

domenica 13 dicembre 2015

Sogno crudo



Il sogno crudo della notte
Nell'anima diurna s'è annidato
Vuole essere indossato
Testardo assurdo reiterato
Figlio d'intime silenziose lotte


mercoledì 2 dicembre 2015

Cara notte



Cara notte,
ci ritroviamo sole
tu ed io
immerse nell'arco onirico
dove s'adombra amore
nell'eccesso di verità

Sii tenera, nella crudezza
Sii giusta, nel valutare
Indossa la grazia sopra i tuoi gesti
Disegna nuove dimore
Concedimi stanze di compassione
Ripara queste due ali sciupate dal vento

mercoledì 29 luglio 2015

MinimaRecensione Bob Dylan+FdG LuccaSF 2015



1 luglio 2015 Lucca SF serata di apertura, Bob Dylan e Francesco De Gregori 


E' un primo Luglio torrido a Lucca e in tutta la lucchesia.
Temperature tra 33 e 36° fino a sera inoltrata; luna quasi piena, c'è chi ne vede una, chi invece ripone fiducia in milioni e milioni di stelle e nel cielo misterioso con due lune gemelle.
Il Lucca Summer Festival 2015 ci ha regalato una serata di apertura da "E in principio, musica fu."
Luce o musica, medesimo richiamo all'insegnamento delle origini della vita sulla Terra.
E così a Lucca è di nuovo Bob Dylan, preceduto da Francesco De Gregori, come molti lustri addietro.
Non posso fare confronti, me ne dispiaccio ma io, circa una ventina di anni fa, non ero presente all'omologa serata di esordio del LSF.
Posso però raccontare di ieri, di una sera musicale davvero degna di nota, meritevole di sforzi enormi di adattamento al caldo estremo e al pessimo trattamento riservato agli spettatori con posto in piedi.
De Gregori in grande forma, ha suonato un'ora abbandontante, scegliendo con intelligenza di accontentare tutti (e soprattutto se stesso) affiancando a pezzi recenti, capolavori come Rimmel, La donna cannone, Leva calcistica del '68.
Voce di nuovo bellissima, chiara, forte, profonda leggera, come ai vecchi tempi.
Piacere scanzonato, unito a pezzi da brivido, eseguiti con la sua miglior calibratura poetica.
Il momento di ingresso del cappello di Bob Dylan (per noi incastrati in una sorta di ristretta fornace a cielo aperto, posta al lato sinistro del palco, era quasi impossibile vederlo direttamente, al di là dei maxi-schermi con un livello video pessimo) è stato davvero emozionante.
Certezza materializzata di presenziare a un evento musico più unico che raro, uno dei padri del cantautorato internazionale sceso dal suo Paradiso per farci dono di due ore deliziose di voce, parole, esecuzione tecnicamente impeccabile.
La voce del Bob Dylan 74enne del terzo millennio merita una menzione speciale: per chi come me non è mai andato in visibilio di fronte al timbro asimmetrico, ammantato di nasalità non sempre gradevole, ritrovarla così profonda alla Tom Waits e però ripulita da sbavature, è stato un valore aggiunto inestimabile.
La selezione dei pezzi, col passare del tempo, ha tuttavia cominciato a diffondere semi di delusione velata tra i 10.000 presenti al concerto, già dopo i primi 45 minuti di esibizione.
Niente capolavori del calibro di Like A Rolling Stone, Mr Tambourine Man, Just Like A Woman o Time They're A-Changin'.
Nessun pezzo acustico.
Tanto piano e chitarra e armonica stratosferica e moltissimo spazio alla nuova band di bravi musicisti poco dylaniani, nel senso tradizionale del termine.
L'errore musicale più grave si è presentato in uno dei due bis con versione di puro stravolgimento di Blowin' In The Wind, resa irriconoscibile e sorprendentemente brutta.
La sua proverbiale ritrosia a un rapporto empatico dialogico col pubblico rasenta l'autismo.
Basti dire che De Gregori, in confronto a Bob Dylan, è apparso in veste di artista gioioso, molto affabile e caloroso.
Da sottilineare il tratto buffo della sua andatura e delle sue posture particolari, tipiche di chi appartiene a un cielo popolato da due lune gemelle e milioni di stelle.

domenica 8 marzo 2015

L'otto di marzo



La festa della donna mi ha sempre creato discreto disagio. 
Anche quand'ero bambina non mi riusciva di capire per quale sciocca ragione ci fossero esseri umani convinti dell'inferiorità di metà abbondante della specie di appartenenza.
E che la colpa della presunta inferiorità ricadesse proprio sulla metà capace del sommo miracolo della procreazione mi pareva pura follia.
La misoginia è una forma di delirio che colpisce esclusivamente l'animale umano e credo la dica lunga sulla cosiddetta superiorità dell'intelligenza umana.
La misoginia nell'epoca della sua riproducibilità tecnica mira all'efficienza seriale, quindi punta a mettere a segno il maggior numero di colpi sferrati.
Ecco perché ci sono tante storie maledette che si ripetono ogni giorno in modo sempre identico a se stesso.
Noi umani, in realtà, siamo soltanto dei bizzarri scimmioni oscillanti tra le più grandi potenzialità creative e la demenzialità fuori controllo: siamo perciò gli unici in grado di pianificare violenze e discriminazioni inaudite.
Vorrei tanto che l'umanità avesse voglia di valorizzare il magico incontro tra l'universo femminile e il mondo maschile.
Mi piacerebbe che l'8 marzo si leggesse e si imparasse a memoria il Simposio di Platone.
Sarebbe un regalo per l'intera umanità e ci consentirebbe un giorno di fare a meno di questa festa carica di disagio, rigonfia di retorica e di ipocrisia, basata su simbologie per nulla chiare.

giovedì 29 gennaio 2015

American Sniper


MinimaRecensione - American Sniper

American Sniper, storia di guerra di vita di morte


American Sniper di Clint Eastwood è un bel film americano correlato alla tragedia dell'11 Settembre.
Portare al cinema la storia (vera) di un cecchino texano, arruolatosi nel corpo speciale dei Navy SEALs durante la guerra in Iraq, è una scelta intelligente e per nulla scontata dati i paradossi insanabili racchiusi in questa storia estrema di guerra, di vita, di morte.
Uscendo dalla sala, pensosa e profondamente toccata, ho avuto la sensazione di aver visto un film diverso dalla maggior parte delle persone che lo hanno tacciato di americanismo spinto fino alla peggior propaganda guerrafondaia di stampo imperialista.
Nulla di tutto ciò.
La storia (vera) di Chris Kyle, interpretato da un convincente Bradley Cooper, è una storia americana per antonomasia, così come molto americana è la quasi totalità del cinema del mitico Clint Eastwood.
E' evidente a chiunque che la prospettiva di questo gigante del cinema non sia mai stata quella del filantropo pacifico, pacificatore dell'umanità.
Tuttavia in American Sniper - più che in molti altri suoi splendidi film - sono evidenziate con meritevole schiettezza, e con la maestria del miglior cinema made in USA, le aporie riconducibili alla logica perversa della guerra.
Le conseguenze della guerra sui rapporti familiari e sul fragilissimo equilibrio psichico dei reduci sono inquadrate da una prospettiva umana piuttosto delicata, a tratti commovente.
Il finale ai limiti del surreale, che vede Chris Kyle sopravvivere all'orrore terrifico incorporato nella missione militare ma soccombere di fronte alle sue insanabili contraddizioni, corrisponde precisamente al vero.
American Sniper è costruito in modo cinematograficamente sapiente e asciutto, con l'unico difetto di concedere troppo spazio agli scambi in tempo reale cecchini/guerriglieri e con l'eccessivo rimando a un modello da video game che adombra la pellicola di ridondanza.

sabato 3 gennaio 2015

Improvvisazioni



Alle prove tecniche di buoni propositi
Preferisco le improvvisazioni senza partitura
Sinfonie imperfette
Sinfonie al di là del bene e del male

Il mondo



Il mondo è tondo.
Non è duale, non è lineare.
Caso e caos, due scombinatori formidabili.
Umane aperture, anime permeabili.