mercoledì 12 gennaio 2011

Della memoria e dell'oblio (im)possibile. A un passo dall'abisso




Le parole dei racconti di mio padre: vive di memoria precisa, ancora avvolte da un cono d'ombra di terrore.
6 Agosto '44, colli fiorentini.
Tre ragazzini, i genitori, i nonni, i contadini che li aiutavano, i tedeschi che li cercavano, le bombe dal cielo, la liberazione alle porte.
Il coraggio dei miei nonni, poi un soldato tedesco capace di un gesto di sconcertante umanità.
Il tedesco buono:
"Sind Sie Juden?"
Mia nonna con mio nonno:
"Nein, das ist ein franzoesisch Name"
Sguardi impietriti, un cenno impercettibile con gli occhi dentro al gioco della vita e della morte. Un miracolo a un passo dalla fine, danzando sul filo del baratro, per ritrovarsi inspiegabilmente salvi.
Senza alcuna motivazione apparente. Senza una apparenza di 'giustizia' contestuale. Da accettare e basta, per continuare a vivere. Il senso della storia della propria vita, tra sommersi e salvati.
Eppure ci siamo.
Siamo nati così.

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