sabato 8 gennaio 2011

Qualcosa è cambiato

Parliamo di guerra. O di presunte missioni di pace, talmente armate, da causare spargimenti di sangue e di morte come capita da tempo a Kabul. Leggo su Repubblica, nel sottotitolo di pagina 14: La Russa: "Kabul, dai militari più trasparenza". Il Pd: basta attaccare le Forze armate. Ora, per quanto si possa essere ormai abituati alla mancanza di direzioni politiche riconducibili a istanze storiche di sinistra o di destra o di centro, non riesco a non avvertire che qualcosa è proprio cambiato. Di questo cambiamento, però, sembra non giovarsi proprio nessuno: né quel che resta della destra e della sinistra e del centro, né tanto meno la società civile (e militare) chiamata a eleggere i propri rappresentanti politici. La democrazia ha i suoi limiti, si sa. Se ne trattava - e con quali lungimiranti argomentazioni - già in epoca antica. Eppure, qualcosa mi sfugge. Mentre tento di immaginare se Zygmunt Bauman liquiderebbe - si fa per dire - anche la mia passeggera perplessità utilizzando il paradigma della contemporaneità liquida, continuo a percepire che qualcosa mi stia sfuggendo. Mi chiedo se rispolverare il dibattito filosofico sul pensiero debole possa avere un senso e non posso non realizzare che oggi è il 'pensiero' stesso a essersi liquefatto fino a trasformarsi in una gigantesca ombra. Un'ombra liquida, fangosa, sfuggente. Un'ombra dietro la quale ci sta tutto e il contrario di tutto. Nel gioco delle parti, liquido o non liquido, ci sta che La Russa finga di contestare i vertici militari d'istanza a Kabul e che il Partito Democratico alzi un improbabile scudo in difesa delle Forze Armate. Del resto, se molti elettori del cosiddetto centro-sinistra non riescono in alcun modo a trattenere la loro sentita ammirazione per le posizioni politiche espresse dal  fu-missino Gianfranco Fini, si è portati a credere che anche i più subdoli cambiamenti attuali tendano a assumere a oltranza le sembianze della sorda abitudine.

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